Il linguaggio segreto dei sintomi by Marco Pacori

Il linguaggio segreto dei sintomi by Marco Pacori

autore:Marco Pacori
La lingua: ita
Format: azw3, epub
Tags: General, Self-Help
ISBN: 9788820094485
editore: Sperling & kupfer
pubblicato: 2016-03-07T23:00:00+00:00


Molto rumore per nulla: l’acufene

Può essere percepito come un sibilo, un ronzio o perfino come lo sferragliare di una sega elettrica: si tratta dell’acufene, uno dei disturbi acustici più comuni e invalidanti.

Questo fastidio può avere numerose cause (otite, otosclerosi, perforazione del timpano, traumi alla testa, rumori o scoppi improvvisi e violenti eccetera).

L’aspetto difficilmente spiegabile di questo disturbo, tuttavia, è il fatto che, una volta risolta la causa che ha provocato il brusio, esso tenda a persistere o, addirittura, a peggiorare.

Studi recenti suggeriscono che questo sintomo sia legato a una lesione dell’orecchio interno.

In condizioni di normalità, i suoni passano dall’orecchio esterno – attraverso l’orecchio medio – all’orecchio interno, che contiene due strutture: la coclea e il nervo acustico.

La coclea è un organo a forma di spirale, connesso al nervo acustico, che a sua volta invia i suoni al cervello.

Se la coclea subisce un danno l’invio degli stimoli acustici al cervello si interrompe; quest’ultimo, allora, cerca attivamente i «suoni perduti», sollecitando il nervo acustico: sarebbe proprio questa stimolazione inversa a generare il fastidioso ronzio che conosciamo come acufene.

Il più delle volte, tuttavia, non si riesce a rintracciare una causa organica o, anche dopo aver risolto eventuali problemi fisiologici, spesso il disturbo permane.

Il processo che procura questo sgradevole sintomo è rimasto a lungo del tutto sconosciuto.

In tempi recentissimi, però, con la collaborazione di un paziente epilettico è stato possibile accertare che il problema risiede nel cervello e non nelle strutture dell’orecchio.

Il merito della scoperta va a William Sedley, ricercatore dell’Istituto di neuroscienze dell’Università di Newcastle, e ai suoi colleghi, che hanno potuto approfittare di una rara opportunità: studiare l’attività cerebrale in un uomo afflitto da acufene che stava subendo un intervento chirurgico per l’epilessia.

Dal momento che il cervello non possiede recettori del dolore, una volta anestetizzato lo scalpo il paziente può restare vigile per tutta l’operazione.

Per questa ragione, i chirurghi hanno potuto impiantare degli elettrodi nel cervello sia per identificare il punto di origine dell’epilessia sia per tracciare il percorso neurologico dell’acufene.

Innanzitutto, i medici hanno fatto ascoltare all’uomo 30 secondi di rumore bianco – un rumore che comprende tutte le frequenze sonore – che ha soppresso il suo ronzio per circa 10 secondi.

Al paziente è stato chiesto di valutare il «fruscio» prima e dopo aver ascoltato il rumore bianco.

Esaminando le registrazioni degli elettrodi, la squadra di Sedley ha appurato un’attività superiore al normale nella corteccia uditiva primaria, un’area del cervello coinvolta in prima battuta nell’elaborazione del suono.

La scoperta più importante, però, è stata che l’attività cerebrale rilevata durante la percezione dell’acufene era molto più diffusa di quanto si pensasse, coinvolgendo tutte le regioni implicate nella reazione ai rumori, come le strutture che controllano l’attenzione, la memoria e le emozioni.

In sostanza, si era verificato uno stato di «allarme» generale – paragonabile a quando, mentre attraversiamo un vicolo buio e tetro, sobbalziamo a ogni minimo e innocuo scricchiolio o scalpiccio – che amplificava la sensazione del rumore fino a renderlo insopportabile.



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